lunedì 29 agosto 2011

_lo sguardo obliquo_

La montagna è una febbre che ti prende da giovane e ti resta dentro, anche se il mondo va cambiando intorno a te, anche se i muscoli un giorno dicono basta e la famiglia reclama i tuoi spazi, e forse altre ragioni di vita meno egoistiche e più nobili vengono a sovrapporsi nel corso del tempo. Nonostante tutto alpinisti si resta, e da alpinisti, fino all’ultimo, si continua ad osservare le montagne con sguardo obliquo, cercando vie di salita, vagliando i colori e la grana della roccia, soppesando le condizioni del ghiaccio nell’algida luce di un’alba o nel riverbero di un tramonto. L’attaccamento alle pareti non si misura con gli anni e forse nemmeno con l’azione. Si misura con la passione. Questo è il fantastico, enigmatico, umanamente folle e follemente umano fascino della montagna, dove non ha senso ciò che si vede, ma solo quello che non si vede. Quella fiammella che gli alpinisti si portano dentro cercando di non scottarsi troppo.”
Enrico Camanni

1 commento:

  1. ehhh si. E' proprio così! Non so se definirmi proprio un alpinista o uno che pratica dell'alpinismo, c'è un pò di differenza secondo me, comunque è proprio vero...quando guardo una parete di roccia, che sia vicino o distante, cerco di carpirne i punti deboli, guardo se ci può essere un'ipotetica linea di salita da creare, studio i colori della roccia e mi chiedo se aspettare che il sole cambi le ombre possa essere utile. La montagna ti rapisce, l'odore della roccia, le mani sporche di magnesio, il suono dell'aria e dei moschettoni, le nuvole, il verde dei pascoli che è il verde più verde mai visto da quassù, appeso a questa sosta, in attesa di ritrovarmi in un'altra, chissà quale via.
    Fabio

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